Questo blog vuole essere un luogo di incontro virtuale con i genitori dei bambini di Spazio Tex (tempo extra scuola), di tutti i bambini di Casatenovo, del mondo dell'associazionismo locale e di tutti coloro che credono nel mondo della scuola.
Fotografie dei nostri laboratori, spunti, segnalazione di eventi relativi al mondo dell'infanzia caratterizzano questa pagina..se vuoi condividere i tuoi talenti, darci dei suggerimenti, condividere buone pratiche ne saremo felici!

lunedì 1 ottobre 2012

Essere e stare in famiglia


La famiglia come organismo
Il modo in cui pensiamo un concetto ha degli effetti sul reale. Per questo motivo è importante, quando si tratta di tematiche educative fondamentali come la famiglia, enunciare le premesse teoriche sottostanti.  
Spesso, nei testi di psicologia, il nucleo familiare viene paragonato a un sistema in cui  sono presenti  diversi sottoinsiemi  (ad esempio la relazione tra marito e moglie, tra fratelli ecc..) che si influenzano reciprocamente tramite un susseguirsi di azioni/reazioni che vengono ad innescarsi. Questa concezione può portare all’idea di famiglia come a un qualcosa di meccanico, di industriale, non vivo, che porta a parlare di strutture e non di legami.
Noi preferiamo, invece, pensare  alla famiglia come ad un organismo, in quanto  composta da individui. Ovvero, esseri viventi legati tra loro da rapporti. Ognuno, proprio come gli organi che vanno a formare il corpo umano,  assume all’interno del proprio nucleo posizioni, funzioni, diritti, doveri, responsabilità differenti, ma tutti partecipanti e fondamentali  a concorrere alla creazione e all’evoluzione dell’essere una famiglia.
Il singolo non è isolato ma, al contrario, agisce in funzione di un qualcosa di più grande, è parte di una medesima configurazione relazionale che non può ridursi alla mera somma delle singole parti. La famiglia è, infatti, un organismo con una sua coscienza che è data dalla sintesi delle coscienze delle persone coinvolte.
Questa idea può essere resa più intuibile pensando all’immagine che via via emerge durante la costruzione di un puzzle, che acquista bellezza e senso man mano che le connessioni fra tutti i pezzi vengono a crearsi formando alla fine un’unica realtà condivisa.
Limitarsi a pensare alla famiglia come unico organismo sarebbe riduttivo.                                      La famiglia è il nostro primo organismo. E’ quello che ci accoglie, quello d’inizio, che apre le porte all’avventura chiamata “gruppo”: il “Noi”. Altri organismi sono il nostro gruppo di amici, il nostro gruppo di lavoro, il nostro comune, la nostra regione, la nostra nazione, il nostro continente, il nostro pianeta e via dicendo, che si devono regolare secondo precisi rapporti. La consapevolezza di questa interdipendenza dovrebbe condurre le famiglie a passare da una responsabilità individuale e interna a una più diffusa e altrettanto importante che è quella nei confronti della società e del mondo nel quale cresciamo, e di cui poco ci interessiamo.
Torniamo ora all’organismo famiglia… Essere una famiglia cosa comporta? Quali nuovi scenari si creano diventando genitori? Come si può stare bene all’interno del proprio nucleo familiare?
Si può affermare innanzitutto che genitori si è già dal concepimento del futuro nascituro, infatti, la coppia diventa il precettore della famiglia nel momento in cui decide di “creare” un figlio. È altrettanto corretto dire che genitori si diventa, assumendo col tempo responsabilità e compiti sempre nuovi. Infatti essere genitore, come scrive lo psicologo Ivan Sirtori,  sottostà a un processo che si sviluppa di pari passo con la crescita dei figli.
Il bambino è un essere in continua evoluzione e trasformazione, che non smette di interrogarsi e interrogare chi gli sta vicino. Costringe, da una parte, a riportare i genitori a confrontarsi con le loro esperienze familiari pregresse, ovvero a reinterpretare quello che si è appreso attraverso l’esperienza con i propri genitori, e dall’altra ad inventarsi e formarsi, giorno per giorno, come genitore e ad assolvere la “funzione educativa” che solo i figli possono insegnare.
Il bambino diventa grande, ma in realtà a crescere non è solo lui, ma anche i suoi genitori in quanto tutti e tre apprendono nuove esperienze che vanno a modificare l’entità famiglia, la quale è in continua variazione di forma.

Alla ricerca dell’armonia, tra ordine e cambiamento
Ci si vuole ora soffermare su due concetti chiave che, a nostro parere, sono fondamentali per ogni sistema familiare: l’ordine e il cambiamento.
> afferma W. Nelles nel libro “Nella buona e nella cattiva sorte”, descrivendo come non esista nessuna contraddizione tra amore e ordine, ma uno presuppone l’altro. Ogni famiglia nel suo costituirsi e nella sua evoluzione è quindi fondamentale che si autodetermini un ordine specifico interno, che è dato dall’armonia e dal riconoscimento delle varie parti che la compongono.
I genitori per raggiungere l’ordine è importante che stabiliscano con chiarezza i limiti e i confini (intesi entrambi come possibilità e non solo come divieti) del proprio nucleo familiare in modo che “il bambino possa percepire la sicurezza di chi lo sorregge, costruendo dentro si sé la propria sicurezza” (Ivan Sirtori, Riflessario per i genitori).
Sono allo stesso modo necessari una chiara divisione dei ruoli e dei rapporti di gerarchia.  Nel precedente articolo, abbiamo parlato dell’importanza da parte di ogni bambino e ragazzo di sviluppare relazioni sane e funzionali all’interno del contesto scolastico, in quanto questo permette di creare un’immagine e un’identità positiva di sé.
Com’è facilmente intuibile è altrettanto fondamentale che in primis all’interno della famiglia, dalla nascita dei figli, e durante tutta la loro crescita i vari membri  si possano sentire amati e riconosciuti reciprocamente.
Nella preghiera alla famiglia si dice “che l'uomo porti sulle spalle la grazia di essere padre, che la sposa sia un cielo di tenerezza, di accoglienza e di calore e che i figli conoscano la forza che nasce dall'amore”. Queste parole hanno origine dal riconoscimento delle diversità presenti in ogni famiglia, ovvero le differenze di genere (maschile e femminile) e quelle generazionali (genitore-figli) che se accettate nella loro complementarietà danno vita a ruoli definiti, ognuno dotato di una particolare identità e sensibilità. Si è, infatti, dimenticato molto spesso di parlare del padre e della madre, preferendo parlare dell’etichetta comune “genitori”, rischiando così di far confondere, e in alcuni casi perdere completamente, la distinzione fra le due funzioni.
Questa descrizione di ordine familiare, non deve tuttavia far pensare a un qualcosa d’immutabile e statico, ma alla capacità del sistema di mantenere la sua struttura generale pur modificandosi in concomitanza ai cambiamenti a cui il nucleo è sottoposto.
Cambiare vuol dire trasformarsi, andare incontro a delle novità, abbandonare qualcosa che era certo e usuale. Spesso le persone attuano una sorta di resistenza al cambiamento, preferiscono essere conservatrici e respingere le innovazioni, anche quelle che alla lunga si considerano positive. Se invece si pensasse al cambiamento come al normale fluire degli eventi e si sviluppasse maggiore fiducia in se stessi, si riuscirebbe ad accogliere, senza ostacoli, i nuovi scenari a cui la realtà ci sottopone. 
Questo significa anche accettare che i propri figli vivano la loro vita in modo diverso da quello che i genitori avevano “programmato”, lasciando libero il bambino di sviluppare la sua specifica natura, le sue potenzialità, possibilità, paure e ansie.
Ogni genitore, come ha scritto, K. Gibran deve poter essere l’arco che lancia i figli verso il domani, con la consapevolezza che la positività e la forza dell’essere bambini, quando l’infanzia è amata e protetta, potrà sostenere il ragazzo e la ragazza quando si affacceranno sulla soglia quanto mai instabile del divenire adulti, cioè se stessi, realizzando potenzialità e attese del sogno della giovinezza (Lizzola, “Di generazione in generazione. L’esperienza educativa tra consegna e nuovo inizio”).

Nessun commento:

Posta un commento