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lunedì 1 ottobre 2012

Uguaglianza o equivalenza ? Un concetto che lega l’umanita’ intera: il nostro egual valore di fronte alla vita

Nella concezione di ciò che viene definito e riconosciuto come disabilità, si esprime come diretta correlazione e riflesso, il tema della diversità degli esseri umani.                                                                                         
     Il ricondurre l’umanità sotto il profilo dell’uguaglianza degli uomini, di fronte alla disabilità e alla pluralità della sua manifestazione, deve cedere il passo ad un nuovo concetto che lega l’umanità intera: l’equivalenza.  Il nostro egual valore di fronte alla vita.
 Noi abbiamo il diritto di godere degli stessi diritti sanciti dalla società di cui facciamo parte, come abbiamo il dovere di rispettarli e di ritenerli rispettati per tutti. Abbiamo il diritto di essere rispettati (la parola significa proprio “tener conto di”), ascoltati, compresi, considerati, valorizzati per quello che siamo ed esprimiamo; abbiamo il dovere di fare questo nei confronti di noi stessi e degli altri. Ma soprattutto abbiamo la capacità di conformarci a tutto questo secondo le nostre differenti  potenzialità e il nostro differente valore.                                                                                                                  Il grande assioma dell’Amore “Ama il prossimo tuo come te stesso”, che si esplica nel “Non fare all’altro ciò che non vorresti fosse fatto a te stesso”, mai come prima d’ora deve riscoprirsi nell’eccezione positiva di “Fai all’altro ciò che vorresti fosse fatto per te.”                                                                                                                                         A ragione, le parole della Commissione Europea, sul tema “Delivering and Accessibility “ del 26/9/2002, dicono che il concetto di disabilità è cambiato nel tempo: essa non è solo un attributo della persona, ma un insieme di condizioni, potenzialmente restrittive, derivanti da un fallimento della società nel soddisfare i bisogni delle persone e nel consentire loro di mettere a frutto le proprie capacità.                                                                                                                                                                   Da un concetto restrittivo di disabilità si pone l’accento sulla limitatezza della partecipazione nei confronti della soddisfazione dei bisogni dell’individuo.                                                                                                  
                                                                                         

 E’ bene tener presente che l’umanità è a tutti gli effetti un organismo. Un organismo è un essere basato sulla molteplicità di aspetto, cioè sulla diversità di tutti coloro che ne fanno parte e sulle loro singole funzioni, le quali dovrebbero essere rivolte al benessere di tutti, affinchè sia possibile la realizzazione di: Armonia, Bellezza e Bontà.                                                                                                             La garanzia della partecipazione è il sintomo positivo della reciprocità, qualità essenziale affinchè, all’interno di un organismo (famiglia, scuola, associazione….), si realizzino giusti e retti rapporti.          La reciprocità presuppone quindi che alla base di un rapporto sussista un corretto scambio di bisogni, la mancanza di partecipazione quindi nega il rapporto e nega la libertà all’individuo di potersi esprimere secondo le sue potenzialità.                
 La vita è rapporto.                                                                                                                                      
  Ogni disarmonia, disequilibrio, contrasto, conflittualità, trovano origine nella mancata capacità di comprendere i rapporti.                                                                                                                                        Capire su cosa si fonda una relazione, il perché e il come porsi è uno stato di necessità sempre più impellente a cui l’uomo deve saper rispondere dotandosi di disponibilità, adattamento e flessibilità.                                                                                                                                                                               Come posporre tutto questo nella gestione della disabilità di un bambino?                                              
 La prima risposta che dovrebbe essere data con umiltà alla domanda “Cosa facciamo in merito alle difficoltà di questo bambino?”  è: “Non lo so. Non lo so perché ancora non lo conosco.”                       
Questo presuppone la buona volontà di spostarsi dalla diagnosi scientifica (indispensabile ai fini dell’inquadramento della patologia) ad una “diagnosi di rapporto” in cui sviluppare la conoscenza e l’esperienza in un processo che consenta, nel tempo, di assimilare e avere più coscienza della persona, del bambino. E’ un aspetto etico nel lavoro di chi educa, che lo porta a perseguire ciò che qualifica il significato stesso della pedagogia (dal greco paidagogòs = colui che conduce).  L’educatore, l’insegnante, il genitore deve condurre la relazione partendo dalla giusta comprensione e dalla necessità di considerazione che alberga in ognuno di noi, realizzando l’espressione delle qualità più pure e positive della persona nella sua interezza.                                    L’accordo fra giusta comprensione e considerazione porta alla coerenza in ciò che operiamo e agiamo nei confronti del bambino. Per sua natura il bambino è una realtà globale  nel senso che il suo essere si forma e plasma in base all’ambiente in cui è inserito. L’ambiente o meglio lo spazio non è fatto solo di cose ma si qualifica in base ai pensieri, alle emozioni e alle azioni che noi portiamo all’interno di esso. Più importante dei contenuti didattici e pedagogici dei nostri programmi educativi, è forse il modo personale in cui li attuiamo e, in ultima analisi, il nostro atteggiamento interiore ed i valori che abbiamo davvero integrato in noi (“Il bambino realtà globale” a cura di Brigitte Beretta e Letizia Galiero Ed. Macro).  
Spazio Tex

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